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Domaine Jean Bourdy

Il Domaine Bourdy si trova nella parte centro-sud dello Jura vitivinicolo, ad Arlay, caratteristico villaggio jurassien. La regione dello Jura è poco famosa e conosciuta ma offre dei vini veramente unici, di forte personalità, con gran parte di uve autoctone che non troverai in nessuna altra parte del mondo. La storia del Domaine è molto antica, risale al 1475...ripercorriamola brevemente insieme..


Tra il 1475 e il 1500 i nonni e i genitori di Jean Cusin scavarono nel Rocher del Montfied e costruirono una cantina sulla quale crearono la loro abitazione, ancora oggi abitata dalla famiglia Bourdy.

Tra il 1638 e il 1728 Léonard Cusin coltiva alcuni acri di terra con le viti nelle odierne attuali località

Febbraio 1756

Etienne Cusin e suo fratello Joseph ampliarono le loro cantine il 19 Febbraio del 1756

Nel 1781

Nuova estensione delle cantine, con l'annata incisa nella pietra, ancora visibile

22 Settembre 1793

Claude Cusin acquista 16 muids ( recipiente antico) di mosto, lo vinifica con ottima qualità a Ruffey e li rivende.

23 Gennaio 1809

Figlio di Jean Joseph, Etienne Cusin 'il giovane' ( 1784-1827) si sposò il 23 Gennaio del 1809 con Jeanne Louise Barbier (1791-1839) ed una bottiglia di quell'annata in onore del loro matrimonio e tutt'ora conservata nelle cantine del Domaine.

Durante la rivoluzione francese

In quel difficile periodo, gli affari del Domaine sono crollati. L'unica ragazza che è riuscita a fuggire,  Henriette Cusin, nata il 1 Febbraio 1822 si sposa il 20 Giugno del 1849 con Sosthène Rameaux (1827-1909) danno un nuovo impulso alle cantine e ampliarono i locali operativi.  Purtroppo,tra il 1870 e il 1880 avvenne la catastrofe della fillossera. Nel 1847 il vino d'Arlay viene venduto per 7 centesimi al litro, successivamente a 12.

Nel 1890

I vigneti vengono completamente distrutti dalla fillossera e tutte le grandi maison Bourgeoises d'Arlay non vollero ripiantare le viti. Fortunatamente per il Domaine Bourdy, la figlia maggiore di Sosthène Rameaux, si sposò il 5 Maggio del 1871 con il figlio di un gran viticoltore di Arlay, Jean Guillaume Germain che prende il controllo della vigna. Un aiuto importante di suo genero François Bourdy che ha sposato sua figlia il 3 Ottobre del 1896. Le viti e le cantine ripartono a pieno regime.

Tra il 1914 e il 1918

Scoppiò la prima guerra mondiale e peggiorarono le cose. Il prezzo del vino va dai 35 centesimi ai 55 centesimi.E' stata la prima ondata dell' aumento dei prezzi del vino.

Dopo la prima guerra mondiale

Terminata la guerra, gli affari ripartono ma l'impulso maggiore è dato, per la pulizia, da Jean Bourdy e Andrée Rameaux. Nato nel 1904, Jean Bourdy, dopo gli studi decide di continuare il lavoro nei vigneti e in cantina come già da tante generazioni. Estende i vigneti di Arlay e Chateau Chalon e aggiunge le denominazioni Arbois e l' Etoile commercializzando le quattro denominazioni dello Jura. Dopo la nascita del figlio Cristiano allargò nuovamente le cantine.

Nel 1939

L'esportazioni dei vini del Domaine iniziò prima della seconda guerra mondiale, specialmente in Usa e Inghilterra. Nel 1949, l'agente del corpo diplomatico mondiale il Sig. Lamonzie, firmò con Jean Bourdy un accordo esclusivo per la commercializzazione dei vini dello Jura. Oggi, i nostri vini sono stati degustati in oltre 130 Capitali.

Nel 1990

Jean-François e Jean-Philippe Bourdy rilevano la tenuta.

Nel 2006

Conversione al biodinamico

Dicembre 2010

Ottenuta la certificazione in etichetta dell'agricoltura biodinamica Demeter

Oggi, il Domaine che si estende per 13 ettari è gestito da Laura Bourdy . Le vigne si estendono su un'altitudine che va dai 220 ai 350 metri con un'esposizione a Sud/Sud-Ovest.

                                                                                              

 La biodinamica


Nell'ottobre del 2010, il Domaine ha ottenuto il riconoscimento in etichetta dell' ente certificatore Demeter, per il vigneto e per i vini coltivati in biodinamica. Jean-Philippe ha iniziato questa tecnica molto difficile ed impegnativa nel 2006. E' stato un cambiamento profondo e primordiale per il Vigneron, un lavoro iniziato con l'idea del fratello di iniziare a lavorare con una filosofia diversa. La mole di lavoro è molto impegnativa nei vigneti, richiede una presenza quasi permanente, vivono con e al ritmo della loro terra.


Lo spirito del bio-dinamismo sta nel concetto che affinchè l'agricoltura sia sostenibile, il suolo deve ricevere una scrupolosa attenzione. Non si tratta solo di rispettare e preservare il suolo, è fondamentale rinvigorirlo, rigenerarlo e svilupparlo, con un'attenzione continua. L'obbiettivo primario dell'agricoltura biodinamica è la produzione di qualità per l'alimentazione umana, rispettando nei migliori dei modi le regole della natura e degli esseri che vivono lì.


Nel bio-dinamismo, l'elemento centrale è l'essere umano. E' la qualità dei suoi occhi, la sua capacità di percepire situazioni, la sua capacità di giudicare e agire per il successo del campo agricolo. Si può dire che il bio-dinamismo è un estensione dell'agricoltura biologica. Non viene utilizzata nessuna molecola chimica, si cerca di energizzare la pianta per incoraggiarla a difendersi dagli organismi patogeni (muffe) insieme al bilanciamento del terreno. Così facendo, la vite può trovare nel suo habitat tutto ciò di cui ha bisogno.


La Vigneron usa uno strumento fatto di artigli che strappano l'erba, la terra arieggia, perchè la vite è una pianta che ha bisogno di essere lavorata ma senza causare sconvolgimenti profondi e senza compattare troppo il suolo come un aratro classico. Questo lavoro viene fatto sia tra le file che sotto i ranghi, garantendo il pieno controllo della superficie. L'unico fertilizzante che usano è un composto energizzante fatto da letame di bestiame, preparati di camomilla, valeriana, corteccia di quercia, achillea, ortica e dente di leone. Questi elementi rinnovano la vitalità del suolo e la sua salute. 


Arriviamo al programma completo di Bio-dinamismo: a differenza del biologico, questa particolare tecnica non è limitata esclusivamente  alle viti e alle uve ma ci sono delle specifiche da seguire anche per la vinificazione e l'imbottigliamento. Per il Domaine non è stato molto difficile applicare questa tecnica perché i metodi odierni sono gli stessi già utilizzati dal suo bis nonno nel XIX secolo già allora molto avanti per i requisiti richiesti in quel periodo , dei grandissimi visionari.

La tradizione è la parola d'ordine del loro lavoro.

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